Kabbalah: meravigliarsi del proprio universo interiore

 In Vie della Felicità

Intervista a Marco Cestari

Chi sei, di cosa ti occupi?

Sono Marco. Sono un uomo che ama la vita. Amo lo studio multidisciplinare e sono condotto da una profonda curiosità. Mi occupo di formazione e comunicazione.

Conduco corsi e seminari di crescita personale e sviluppo delle proprie capacità ed inclinazioni umane.

In cosa consiste il tuo metodo di lavoro, il modello o i modelli che ritieni validi per i percorsi che proponi?

 Il modello dei percorsi che propongo è oggi una formula organica risultante da più tipi di insegnamento ed esperienze vissute che integro in una dimensione esperienziale organica (psico-corporea-emozionale-spirituale) che definisco “liquida”, in quanto agisce su diversi tipi di correnti.

Il mio lavoro consiste nel far evocare dai partecipanti le proprie energie e rimetterle in gioco in modo naturale.

Per tale motivo ogni lavoro è unico e può essere un “Tiqqun” (pratica di riequilibrio).  Sono in gioco diverse dimensioni percepite, fisica, energetica, emozionale, spirituale.

Ogni lavoro produce come effetto una eliminazione definitiva di cause di incompiuti da parte del partecipante, che può scegliere di compiere un percorso di Kabbalah progressivo sempre più avanzato, secondo il proprio sentire.

In cosa differisce dagli altri?

Kabbalah significa “ricevere”.  Cosa?  Ciò che si chiede.

Il tema più rilevante è chiarire a se stessi ciò che davvero si cerca.

La via che anima il lavoro che compio non conduce alla riduzione dell’ego, né alla sua rinuncia, bensì alla sua trasparenza e purezza originaria del proprio sentire.

Lo scopo è vivere appieno la vita.

Il modello di Kabbalah Pratica che applico si chiama “Neshamat Ha Chokmah – ovvero “respiro della sapienza”.

Si tratta di un insegnamento finalizzato a più aspetti, in particolare:

– l’apertura mentale-psico-corporea a dimensioni “spirituali”, mantenendo uno stato di aderenza consapevole alla realtà fisica del “qui e ora”.

– lo sviluppo consapevole ed equilibrato nell’utilizzo di tale “apertura” – attraverso approcci organici e analogici di riequilibrio.

– lo sviluppo (progressivo) di una capacità di “ricezione” sempre più sottile, per instaurare un dialogo diretto ed immediato con la matrice (“la struttura del campo”).

Da Scrittore, formatore e consulente, specializzato in comunicazione e antropologia come mai hai scelto di inserire proprio le pratiche di kabbalah nell’impostazione del tuo lavoro?

Le pratiche della Kabbalah sono la raccolta di saperi e conoscenze originari che risalgono agli albori della storia umana.

La tradizione kabbalista non esclude nessun sapere e ha la caratteristica di accogliere tutte le culture, le conoscenze e i saperi.

Da sempre sono affascinato dall’antropologia, dalla storia, delle culture, dalla simbologia, dalle religioni, dalle filosofie, dalle arti e naturalmente dalla natura umana. Da tutto questo la “scoperta” della Kabbalaha.

Non ho dunque “scelto” di inserire la Kabbalah nell’impostazione del mio lavoro, ma quasi un percorso sapienziale obbligato che avvolge ogni dimensione nella sua interezza. In pratica nella Kabbalah ho ritrovato tutto.

Ho scelto di aprire il  mondo della Kabbalah e dei suoi linguaggi spesso incomprensibili,  su un piano percettivo e pratico, da qui nasce la Kabbalah Pratica.

Nei nostri lavori agiamo su vibrazioni, aspetti percettivi sensoriali, fisicità e bellezza.
Un metodo semplice, schietto e sincero in cui ognuno può mettersi alla prova, purché aperto alla bellezza della vita. Un metodo risolutivo e sempre ricco di sorprese.

Come aiutano le pratiche di Kabbalah nell’analisi del proprio percorso di realizzazione?

Le tecniche della Kabbalah aiutano a riconoscere lo stato di equilibrio originario che consente di compiere e cogliere la propria auto-realizzazione .

Qual è la tua visione del sistema vita e al contempo, come agisce su di essa il tuo metodo?

La mia visione del sistema vita è apertura e libertà.

Aprirsi al proprio sentire vero e sincero e agire di conseguenza. Kabbalah Pratica lavora affinché ognuno accolga e sviluppi l’intuizione verso l’essenza del proprio sentire.

Come ti senti oggi nella tua vita professionale? Da dove parte il tuo cambiamento per l’autorealizzazione?

Pronto a tutto. Ogni giorno mi rinnovo, scoprendo nuove vie e dimensioni. Sono grato del mio cammino.

Chi sono per lo più le persone che arrivano da te per essere aiutate o guidate? Sono giovani, adulti, donne, uomini?

Dai 24 anni in su, donne e uomini.  Semplicemente, chi cerca di aprirsi a nuove dimensioni di percepire e vivere la vita. Non è richiesta alcuna preparazione.

Cos’è secondo te che rende più difficile il cambiamento per una persona?

Superare i propri pregiudizi, paure, resistenze.

Il rapporto conflittuale che rilevi nella maggior parte delle persone, risiede più nella percezione del corpo o nelle sovrastrutture mentali?

Sovrastrutture mentali che impediscono di scoprire e instaurare il linguaggio comunicativo originario con la sapienza che risiede nel proprio corpo.

Qual è la cosa che sostieni e che sconvolge di più le persone che si rivolgono a te?

Scoprire se stessi, la propria vita, le proprie capacità di riappropriarsi del proprio essere e fare.

Trovare l’inaspettato e meravigliarsi del proprio universo interiore.

Qual è la “citazione” che rispecchia di più la tua visione per il cambiamento?

Tutto è a posto quando tutto è opposto

 

 

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