
Arte: introspezione profonda e consapevolezza
Intervista a Dafna Moscati 
Chi sei e di cosa ti occupi?
Potrei definirmi una ricercatrice spirituale e un’artista eclettica che utilizza l’Arte, in svariate forme, come strumento di introspezione profonda e consapevolezza.
Ho vissuto per molti anni dedicandomi unicamente alla ricerca interiore, con guide appartenenti a diverse tradizioni e lignaggi, e oggi facilito gruppi e percorsi evolutivi di autoindagine e conduco pratiche meditative e di espansione della coscienza.
Una delle mie “specialità” è il sostegno nell’ascolto della propria vocazione e nella riscoperta dei propri talenti.
In cosa consiste il tuo metodo di lavoro, il modello o i modelli che ritieni validi per i percorsi che proponi?
Il mio metodo di lavoro si basa su una priorità di ricerca interiore avviata circa vent’anni fa.
In questa ricerca ho attinto a esperienze, sperimentazioni, incontri con guide molto diverse. Quindi sicuramente il mio è un metodo di lavoro eclettico, non solo per ciò che riguarda gli strumenti che utilizzo ma anche per quanto riguarda i temi a cui mi avvicino.
Arrivando da uno spazio artistico, il mio è un modello molto creativo, intuitivo, molto sperimentale, che fonda le sue radici nella pratica.
Per me “vale più un grammo di pratica che un chilo di teoria”.
Potresti dire che il tuo metodo differisci dagli altri, in cosa?
Forse nella voglia di continuare a stupirmi, a meravigliarmi, che è il motore, lo stimolo per me stessa e gli altri. Avendo attinto a tante cose diverse c’è sempre una grande curiosità, come quella dei bambini che riescono a vedere ogni cosa come nuova e fantastica.
E sicuramente un’altra caratteristica è quella di riportare in continuazione ciò che accade nella mia vita: ogni mia condivisione si fonda su un’esperienza diretta e quindi dà l’autenticità del vissuto. In questa autenticità, in questo mio essere diretta, sincera e naturale arriva anche molta dell’attrazione delle persone verso il mio lavoro. Un altro aspetto credo sia la duplicità di interessi: per tutto ciò che è legato alla parte creativa, artistica e per tutto ciò che è legato al cammino interiore con tutte le sue parti più eteree.
Dunque una dimensione totalmente espansiva, di elevazione spirituale, costantemente accompagnata dalla voglia di portare alla materia, di manifestare attraverso la creazione di opere concrete, nella performance quindi.
Cosa ti ha spinto tra formazione e lavoro nell’arte a tracciare una via che non solo comprendesse l’arte ma che la rendesse parte attiva nella pratica di introspezione e realizzazione?
Un’esigenza personale chiara, intima, forte, direi una chiamata ad andare dentro. E la comprensione che in questa dimensione è necessario fondere e integrare le polarità: tanto spirito, tanta materia. Tanta espansione, tanto radicamento.
Come si trovano le persone che si rivolgono a te nell’immersione in se stessi grazie agli strumenti particolari che proponi? Sono già molto consapevoli o semplicemente curiosi di farsi sorprendere?
Le persone che si avvicinano ai miei eventi sono sia persone attratte dalla ricerca interiore sia persone attratte dalla modalità spontanea di proporre temi a volte anche molto complicati.
Sono spesso persone che vogliono scoprire i loro talenti, la loro vocazione, questo è sicuramente una mia specificità. Ho più volte ricevuto il feedback di avere il talento di aiutare gli altri a manifestare i propri talenti.
Nella mia carta natale c’è proprio una congiunzione tra una capacità estremamente creativa, immaginativa, di intuizione con un talento di materializzazione, concretizzazione, organizzazione, quindi riuscendo ad avere un equilibrio tra energia maschile e femminile posso mettermi al servizio nell’equilibrio di queste due energie, di chi si avvicina a me.
L’equilibrio di queste due energie, l’integrazione delle polarità con tutte le loro qualità e frequenze è sicuramente un elemento chiave del mio lavoro.
Qual è la tua visione del sistema vita e come agisce su di essa il tuo metodo?
La mia visione del sistema vita nasce dalla sperimentazione in prima persona di alcune leggi “universali” che sono anche parte integrante del lavoro che propongo. La possibilità di mettere a fuoco come funziona il sistema vita grazie a delle caratteristiche basilari che ci possono accompagnare in questo viaggio.
A volte nella vita ci sentiamo come se avessimo ricevuto una macchina senza il libretto di istruzioni, ma in realtà ci sono stati e ci saranno sempre maestri, guide che possono aiutarci nel ricreare questo libretto di istruzioni.
Sicuramente la chiave d’ingresso è una conversione, quindi un andare dentro piuttosto che andare fuori. Possiamo parlare della legge di responsabilità e quindi di prendere piena responsabilità su di noi di tutto ciò che ci accade.
La lista sarebbe lunga, sarebbe tema interessante di un articolo di approfondimento solo su questo.
Come ti senti oggi nella tua vita professionale? Da dove parte il tuo cambiamento per l’autorealizzazione?
In realtà la mia vita professionale non è mai distaccata dalla mia vita personale. Ogni cosa che accade a livello personale è qualcosa che poi entra nella mia vita professionale a livello di realizzazioni, contenuti, condivisioni, approfondimenti, è un processo che è un tutt’uno. Lo stesso per quanto riguarda la mia vita artistica, espressiva. Si tratta di un flusso in cui le parole chiave sono presenza costante, totalità nel momento, riportare su di me qualsiasi tipo di fastidio o disagio e imparare da ogni cosa, da ogni situazione.
Chi sono per lo più le persone che arrivano da te per essere aiutate? Sono giovani, adulti, donne, uomini?
Le persone che si avvicinano a me possono essere veramente le più variegate. Possono essere molto giovani, anziani, di tutte le età. Sono prevalentemente donne, come per ora in tutto il mondo della ricerca interiore, ma in realtà attraggo tantissimo anche le energie maschili essendo io donna ed essendoci una risonanza con quella polarità.
Cos’è che rende più difficile il cambiamento per una persona?
Ciò che rende più difficile il cambiamento per una persona nella mia esperienza è la paura.
La paura di cambiare, l’illusione che la sicurezza sia reale.
In generale noi abbiamo due grandi paure: la paura della morte e la paura di non essere amati. Tutto quanto gira intorno a queste due paure: la paura di una povertà emotiva e la paura di una non sopravvivenza fisica. Da qui si muove tutto il resto.
Sicuramente la maggior parte delle persone fa fatica a cogliere l’irrealtà della sicurezza. La vita è continuo cambiamento, è una delle leggi universali di cui si parlava prima. In questa dimensione tutto è in un flusso di trasmutazione e trasformazione continua. In questo accogliere questo dato di fatto, in questa resa può accadere il nostro cercare quell’unico spazio sicuro, fisso, eterno dentro di noi.
Nel riconnettersi all’essenza, all’Essere, alla piena coscienza, nel ritrovare questa unione che in realtà non è mai stata persa ma solo dimenticata, nel radicare lì le nostre radici… tutto il cambiamento o il flusso esterno può essere vissuto con una grande leggerezza e un piacere diverso perché è qualcosa di cui si può apprezzare, godere, assaporare senza sentirci persi o sentirci in preda alla paura nel momento in cui si perde qualsiasi cosa di esterno, perché abbiamo trovato la nostra connessione in un altro centro sempre presente, sempre accessibile.
Il rapporto conflittuale che rilevi nella maggior parte delle persone, risiede più nella percezione del corpo o nelle sovrastrutture mentali?
Ciò che riscontro nella mia personale esperienza e nel lavoro fatto in questi anni è che i malesseri del corpo rispondono sempre a dei malesseri della mente.
Il corpo dice ciò che strutture mentali, condizionamenti, paure, blocchi non sono riusciti ad esprimere, trasmutare, integrare.
Quando c’é un’energia interna che deriva da emozioni non risolte, da strutture e da paure mentali non integrate è inevitabile che questo fuoco, questa energia vada a cercare una sua espressione, una sua accoglienza, un suo ascolto nel corpo.
Per questo la base di un qualsiasi lavoro di consapevolezza è permetterci un ascolto, un fermarsi e ascoltarsi.
Che sia un pensiero, un’emozione, un fastidio nel corpo, partire dal fermarsi e restare osservatori non giudicanti, entrare in unione con quello che sta accadendo e da lì vedere in che modo quell’energia contratta o che semplicemente sta cercando di dirci qualcosa si vuole manifestare, esprimere.
Qual è la cosa che sostieni e che sconvolge di più le persone che si rivolgono a te?
Sicuramente ciò che propongo come esplorazione e che spesso viene recepito come sfidante, perché non compreso o ritenuto quasi inaccettabile, è che tutto ciò che accade nel mondo della materia ha la sua origine in un mondo più sottile, energetico. Che è l’invisibile che dà origine al visibile e non il contrario, e quindi la necessità di partire da tutto ciò che è sottile, da tutto ciò che è frequenza.
Comprendere in che modo ciò che emaniamo si manifesta poi nella materia, quanto le nostre frequenze sono la base di tutto, e quanto quindi abbiamo il potere tornando a noi, a ciò che emaniamo di trasformare qualcosa che si manifesta davanti a noi.
Qual è la citazione che rispecchia di più la tua visione per il cambiamento?
Una delle citazioni che per me rispecchia il pieno potenziale del cambiamento è quella che viene riferita ad Einstein: “Penso 99 volte e non trovo nulla, mi fermo nel vuoto e arriva la soluzione”.
Dobbiamo comprendere che è nella nostra connessione con lo spazio vuoto che può veramente arrivare un reale cambiamento interno e da lì possiamo ricevere le informazioni, il potenziale creativo innovativo che trasforma dentro e fuori.
L’altra citazione che uso spesso è che esistono tante vie che portano a Dio quanti uomini sulla terra.
Per realizzare che in questo cambiamento ciò che può essere nutriente è rispettare pienamente il percorso, le caratteristiche uniche di ciascuno, perché ciascuno avrà la sua via unica per arrivare a Dio.